Nel 1873 Camillo Golgi pubblicò un articolo che conteneva la descrizione di intere cellule nervose colorate con un nuovo procedimento istologico, la reazione nera. Successivamente organizzò tutte le osservazioni neuroanatomiche fatte con questo metodo in un libro pubblicato nel 1885. Sulla base di questi studi, Golgi sviluppò un modello fisiologico del sistema nervoso influenzato dalla particolare concezione olistica del funzionamento cerebrale che aveva in mente. Chiamò teoria della “rete nervosa diffusa” questo modello, supponendo che i prolungamenti assonali fossero fusi (o intimamente intrecciati) in una fitta rete diffusa lungo la quale doveva propagarsi l’impulso nervoso. Sulla base dei risultati di Golgi gli embriologi e anatomisti svizzeri Wilhelm His e August Forel proposero che anche il sistema nervoso, come ogni altra parte dell’organismo, fosse composta da singole cellule separate fisicamente le une dalle altre. Questa idea venne adottata e sviluppata dal medico spagnolo Santiago Ramón y Cajal che, utilizzando la reazione nera di Golgi, si mise a studiare sistematicamente la struttura del sistema nervoso concependola come un mosaico di tante “unità” indipendenti (chiamate neuroni nel 1891 dall’anatomista tedesco Wilhelm Waldeyer). Così Cajal diventò rapidamente il paladino della teoria del neurone che si sviluppò paradossalmente grazie alla stessa reazione nera utilizzata da Golgi per la formulazione dell’opposta teoria della rete nervosa diffusa. Dalla polemica fra Golgi e Cajal (reticolarismo versus neuronismo) presero origine le neuroscienze contemporanee.