Casa Marcioni, già Rizzotti: la residenza privata e la sua caratteristica scala progettata dall’Antonelli

Casa Marcioni, già Rizzotti, è un altro degli edifici di Novara che porta la firma dell’Antonelli per il suo rifacimento.

Alessandro Antonelli ricevette infatti l’incarico di avviare i lavori per convertire il Monastero delle Cappuccine in residenza privata, nel centro storico della città e proprio nei presso dell’Ospedale.

Gli interventi dell’Antonelli furono però limitati al tratto di edificio che affaccia su Corso Mazzini, e in particolare nell’androne e nel vano scala.

La parte esterna di Casa Marcioni presenta quindi una facciata che a tratti ricorda quella di Casa Stoppani, oggi demolita. Oggi i tre livelli presentano tre diversi tipi di porte e finestre: il piano terra occupato da un esercizio commerciale ha delle aperture a tutto sesto, quello centrale delle finestre a tutto sesto e terrazzini in pietra, il secondo piano, infine, ha delle finestre moderne con terrazzini in ferro.

La parte più interessante da analizzare è però in realtà l’interno, teatro di intervento dell’Antonelli.

Casa Marcioni è costituita da un cortile interno presso cui è collocata un’unica colonna dorica. Presumibilmente il progetto originale prevedeva quindi la realizzazione di una serie di portici mai realizzati.

La scala di Casa Marcioni su cui l’Antonelli è intervenuto è posta internamente al palazzo. Osservandola è possibile riscontrare tutti i tratti caratteristici dell’architettura antonelliana. Tra questi ricordiamo le rampe a sbalzo racchiuse in un vano a base quadrata e illuminate dall’alto tramite un lucernario, proprio come per il corridoio a L dell’Ospedale Maggiore della Carità.

Nel retro della scala un corridoio collega l’ala perpendicolare verso il cortile alla manica fronte strada.

Purtroppo Casa Marcioni ha in seguito subito altri lavori di rifacimento che hanno snaturato l’intento dell’intervento dell’Antonelli. I recenti interventi hanno infatti sostituito le vecchie finiture con materiali più ricercati, eliminando il legame tra spazio e materia, cifra caratteristica di tutta l’opera antonelliana.