Ampliamento dell’Ospedale Maggiore: la manica Antonelliana della seconda metà dell’Ottocento

L’ampliamento dell’Ospedale Maggiore della Carità ha inizio nel 1850, su intervento di Alessandro Antonelli.

L’Ospedale Maggiore a quell’epoca aveva già due secoli di storia, ed era sviluppato su base quadrangolare e disseminato di porticati. Fu solo nel 1852, però, che la sua architettura inizialmente semplice venne impreziosita da numerosi elementi decorativi.

Come già accadde per il Duomo di Novara e per altre opere di cui l’architetto si occupò, Alessandro Antonelli presentò un progetto molto importante, che investì la struttura ospedaliera come “piano regolatore del Pio Luogo”. Il progetto venne poi rifiutato per motivi economici, e successivamente ridotto all’osso dall’amministrazione ospedaliera. Il risultato finale fu la progettazione di una grande infermeria.

Antonelli però non si fermò, e la storia dell’ampliamento dell’Ospedale Maggiore proseguì con un secondo studio portato avanti dal 1856 al 1858.

Questa volta la proposta consisteva nella realizzazione di una struttura a forma di L, collegata alle costruzioni già esistenti mediante due corridoi laterali. Il punto di partenza dell’ampliamento dell’Ospedale Maggiore era secondo Antonelli la “grande corsia”, progettata nel 1820 da Stefano Ignazio Melchioni, che si occupò anche della Chiesa di San Michele interna all’Ospedale Maggiore. La grande corsia è oggi il fronte principale del complesso verso la città.

Antonelli si occupò anche di accorgimenti tecnico costruttivi quali gli aspetti igienici. Erano infatti previste delle finestre con griglie di ripresa per il ricircolo dell’aria – essenziale in una struttura sanitaria – oltre a lucernari a torretta sopra i corridoi di servizio, che si occupavano di fornire la luce filtrata dall’ombra del loggiato, posto nella parte alta della costruzione.

L’ampliamento dell’Ospedale Maggiore presenta la firma stilistica dell’Antonelli: nessuna muratura portante, ma volte che collegano i plinti ai pilastri in mattoni.

Il frutto dell’ingegnoso progetto di Antonelli è ancora oggi in uso, e si trova nella zona interna del complesso, nei pressi della Chiesa risalente agli anni trenta.