Chiesa di San Pietro al Rosario: una storia di cristianità lunga otto secoli
La Chiesa di San Pietro al Rosario è uno dei tanti edifici di culto che risalgono al periodo tra Controriforma e Barocco. Più precisamente, la data ufficiale dell’inizio dei lavori può essere fatta risalire al 30 aprile 1599: fu proprio quel giorno che il vescovo Bascapè posò la prima pietra, così come fece per la Chiesa di San Marco. Il sito scelto fu un’area in passato già conosciuta come la chiesa romanica dedicata a ai martiri Quirico e Giulietta, poi conosciuta come Chiesa di S.Maria d’Ingalardo.
La seconda tappa della sua storia risale invece al 1618, anno in cui terminarono i lavori di riedificazione e in cui il vescovo Taverna consacrò l’edificio.
La Chiesa di San Pietro divenne poi sede dei Domenicani fino alla soppressione dell’ordine e alla riqualificazione dell’edificio in epoca napoleonica (1805), come accadde per la Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
I Domenicani giunsero al sito dopo aver abbandonato la loro sede al di fuori delle mura, in seguito all’imposizione spagnola che voleva disporre di nuove fortificazioni.
Oggi la Chiesa di San Pietro al Rosario presenta una facciata a due ordini, decorata da statue ottocentesche. La pianta è a navata unica, e su ogni lato sono presenti quattro cappelle assegnate in patronato ai consorzi artigiani cittadini.
Sulla destra sono presenti le cappelle dedicate al Crocifisso, a San Giuseppe, al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna del Rosario, che ospita una Madonna che allatta il bambino risalente al 1400. Sulla sinistra, invece, quella che ospita il monumento funebre di Amico Canobio e quelle dedicate a San Biagio, a San Vincenzo Ferreri e a San Domenico.
Anche le testimonianze pittoriche sono ugualmente rappresentate: nella cappella del Rosario sono infatti presenti dei dipinti di Giuseppe Vermiglio (1585-1635), oltre ai Santi Domenico e Caterina e la Madonna del Rosario di Giulio Cesare Procaccini (1574-1625).
La cappella di San Domenico ospita invece gli affreschi di Melchiorre Gherardini (16078-1668), detto il Ceranino, mentre quella del Rosario, il presbiterio e il catino absidale quelli di Giovanni Mauro della Rovere, il Fiammenghino (1575-1640).
Infine, Federico Bigiogero e Giovanni Stefano Montalto (1612-1689) con la sua Gloria di San Domenico hanno decorato la volta della navata.