Istituto Contessa Tornielli Bellini: una palestra per i giovani artisti di Novara

L’istituto contessa Tornielli Bellini è un altro degli edifici della città di Novara collegato alla storia della famiglia Bellini e della famiglia Tornielli.

Fu infatti la contessa Giuseppa Tornielli di Vergano, vedova di del conte Marco Bellini, a volere la sua costruzione, per ospitare la Scuola d’arti e mestieri da lei stessa costituita. La contessa non riuscì purtroppo a vedere la sua opera realizzata, poiché i lavori terminarono nel 1837, pochi mesi dopo la sua morte. A rendere possibile la realizzazione del progetto fu anche l’avvocato Giacomo Giovannetti, curatore testamentario della contessa. Il disegno dell’edificio è dell’architetto milanese Pietro Pestagalli, che fu anche architetto della Veneranda fabbrica del Duomo di Milano.

La costituzione dell’istituto contessa Tornielli Bellini era un progetto ambizioso per l’epoca: si trattava di costruire una scuola di istruzione professionale, rivolta sia al pubblico maschile che a quello femminile, e rendere quest’istruzione obbligatoria dopo le elementari.

È di fatto una delle prime scuola in Europa di questo tipo, e la primissima in Italia, tanto che la Società Montyon e Frankiln di Parigi Conferì alla contessa la medaglia d’oro come Benefattrice dell’umanità.

L’istituto contessa Tornielli Bellini era sì rivolto a maschi e femmine, ma furono costruiti due convitti separati, per ragazzi e ragazze tra i 9 e i 12 anni, appartenenti a famiglie povere della città, ma aperti anche a ospiti paganti.

Ulteriori lavori di ampliamento interessarono l’istituto dopo il 1860.

Oggi l’esterno si presenta con profili a finto bugnato e scandito da fasce marcapiano a suddividere i due livelli, con un aspetto regolare e austero. L’interno della costruzione si sviluppa invece a forma di U, con giardini interni che si affacciano sui porticati posti al piano terra.

All’interno dell’edificio è inoltre presente un monumento in marmo che ritrae il conte Marco Bellini, realizzato dallo scultore Gaetano Monti nel 1831.